Aldo Giraudo
Salesianum 73 (2011) 443-469
Intendo illustrare, con l’appoggio di docum entazioni archivistiche e testimonianze coeve, alcuni dei fattori che nel decennio preunitario catalizzarono sull’opera educativa e religiosa di don Giovanni Bosco simpatie e favori, anche in campo liberale, perm ettendole di decollare più rapidamente rispetto ad iniziative analoghe, nonostante l’accusa di conservatorismo e di diffidenza nei confronti dell’unificazione nazionale m ossagli da alcuni esponenti del liberalismo radicale e anticlericale polarizzati attorno alla Gazzetta del Popolo di Felice Govean e al periodico satirico-caricaturale Il Fischietto.
1. Sviluppo demografico a Torino e problemi sociali
Giovanni Bosco approda a Torino nell’autunno 1841, all’età di 26 anni, per frequentare un triennio di perfezionamento pastorale presso il Convitto Ecclesiastico. Il suo arrivo nella capitale va collocato all’interno del crescente fenomeno di attrazione urbana di gruppi disparati, in tempi nei quali la pressione demografica e una rinnovata coscienza civile, unite a reali problemi di sussistenza dei ceti contadini, determinavano mobilità geografica e spinte al riscatto sociale.
Nella capitale dello stato sabaudo si stava verificando una promettente fioritura di iniziative imprenditoriali e di opere di trasformazione economica, programmate e guidate da gruppi dirigenziali illuminati, come quello che si sarebbe affermato intorno al conte di Cavour. Si mettevano le basi per un solido sviluppo economico e imprenditoriale, che reggerà ai contraccolpi delle vicende politico-militari dei decenni successivi.
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